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Centri di revisione in crisi, da evitare le misure che possano metterli Ko

Ampliare il novero delle attribuzioni dei 9mila centri di controllo privati, ricomprendendo la revisione dei mezzi pesanti e dei rimorchi, estendere l’efficacia della relativa autorizzazione ai collaudi, aggiornare le tariffe. Sono queste le priorità sottolineate da artigiani e piccole imprese della CNA, indiscusso pilastro del mercato delle revisioni.

L’esame del Decreto Rilancio – si legge in un comunicato della Confederazione – può costituire l’occasione per approntare le più efficaci soluzioni. Soltanto così potranno essere superati intoppi burocratici, abbattuti tempi di attesa, che per i veicoli pesanti possono arrivare fino ad un anno, e assicurati i livelli essenziali di sicurezza stradale. In questo quadro, la paventata ipotesi di attribuire agli ispettori l’intera gestione degli accertamenti tecnici rappresenterebbe una sterzata normativa incomprensibile, incoerente rispetto all’itinerario normativo fin qui percorso. Una ricetta maldestra e improvvisata, sprovvista di una qualsiasi giustificazione e convenienza pratica”.

CNA chiede di ripartire, piuttosto, dalla necessità di soddisfare ordinatamente la domanda di revisioni, procedendo allo scaglionamento dei termini rinviati a causa dell’emergenza epidemiologica, in modo da evadere il più ampio numero di pratiche entro l’estate. “Per tali motivi, il Governo dovrebbe avvalersi senza ulteriore indugio – conclude la nota della CNA – della facoltà concessa dal Regolamento Ue, in base alla quale uno Stato membro può comunicare alla Commissione la decisione di non applicare il sistema di proroghe previsto a livello europeo, avendo adottato misure nazionali adeguate a superare le difficoltà del momento”.

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