L’uso corretto delle parole da parte del legislatore è fondamentale. Altrimenti si rischia di fallire gli obiettivi prefissati. È il caso della confusione che si è innescata sul termine sanificazione, contenuto nei recenti provvedimenti del Governo, che sta provocando un vero e proprio cortocircuito normativo e applicativo. Nello specifico, l’incertezza della norma contenuta nel decreto Cura Italia, che prevede un credito d’imposta per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro, comporta per le imprese che hanno necessità di tali interventi ad affrontare costi superflui, essendo indotte, in molti casi, a ricorrere a trattamenti non prescritti dal Ministero della Salute. E nel contempo si escludono, ingiustamente, migliaia di imprese professionali di pulizia dalle operazioni per il contrasto del Coronavirus. Le prescrizioni contenute nella circolare n. 5443 del Ministero della Salute individuano gli specifici interventi di pulizia e disinfezione necessari ad evitare i rischi di contagio con l’utilizzo di appositi prodotti. Si tratta di attività abitualmente svolte dalle imprese professionali del settore delle pulizie e non solo da imprese abilitate alla sanificazione.